Botta e risposta tra la vedova di Lucio Battisti e Giulio Rapetti, in arte Mogol: cosa è successo tra i due.
Il binomio tra Lucio Battisti e Mogol è rimasto nella storia, ha fatto la storia della musica italiana e ancora oggi è ricordato da tutti come uno dei più prolifici della nostra canzone. Stavolta però è tornato a far discutere non certo per questioni onorevoli e musicalmente interessanti. A prendersi le pagine dei giornali è stata infatti una dura lettera di accusa della vedova del compianto Lucio, Grazia Letizia Veronese, contro lo storico autore, Giulio Rapetti.
La donna in particolare ha accusato Mogol di non riuscire a separare il suo nome da quello di Battisti, e di aver mentito su una presunta lettera che avrebbe dato al cantautore poco prima che morisse. Parole che hanno trovato però la pronta replica da parte di Mogol, desideroso di chiarire la vicenda.
La lettera di accusa della vedova Battisti a Mogol
Attraverso una lunga lettera, la signora Veronese ha elegantemente puntato il dito contro il noto paroliere, reo di aver continuato a utilizzare il nome di Battisti accanto al suo: “Noto che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo“.
Nella sua lunga missiva la donna ha sottolineato come, nelle occasioni pubbliche, Rapetti non faccia mai cenno alle “innumerevoli cause” intentate dopo la morte di Battisti, per svariati motivi. Né alla mancata risposta che avrebbe fornito a una lettera inviatagli dalla stessa signora Battisti nel giugno del 2020, a suo dire ignorata. Nel frattempo, avrebbe comunque continuato a produrre programmi con al centro il noto cantautore di Poggio Bustone, diventato per lui un “passepartout“.
Anche il finale della lettera è piuttosto velenoso: “Per quanto riguarda la salute di Lucio e le cause della sua morte, ti chiedo gentilmente di lasciar perdere le tue infondate supposizioni e ogni altra illazione. Ti chiedo soltanto di rispettare la sua dignità di uomo, dopo avere tanto lusingato la sua figura di artista“. E infine ha chiosato ricordando come nei giorni della sua morte Lucio non abbia mai ricevuto la fantomatica lettera di cui Rapetti ha più volte parlato, e non abbia ovviamente mai pianto per lui ricordando la loro ‘amicizia’. Anche perché il sodalizio artistico tra i due si era interrotto nel 1980, ben 18 anni prima della scomparsa di Battisti.
La risposta di Mogol
A parole così dure non poteva ovviamente non rispondere Rapetti. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, l’autore ha spiegato di non aver letto la lettera della signora Battisti, ma di essere stato informato sul suo contenuto. Quindi, desideroso di non alimentare polemiche, soprattutto sulle vertenze giudiziarie, questione di cui si occuperanno i magistrati, ha voluto fare solo un paio di precisazioni.
In primis, sulla famosa lettera, che non ha assolutamente inventato: “Non so che motivo avrebbe potuto spingermi a raccontare una bugia. Tra l’altro, fu un medico a rendere testimonianza della cosa“. Quindi, dopo aver sottolineato che sia lui che Lucio erano d’accordo con il ritenere il termine ‘paroliere’ spregiativo per un artista, ha concluso spiegando i motivi della fine del rapporto nel 1980: “Fu una questione economica. Io trovavo giusto che i diritti sulle canzoni fossero ripartiti paritariamente tra noi, nonostante la legge dicesse un’altra cosa. Lui inizialmente sembrava d’accordo, invece andò a casa e cambiò idea e ci separammo“.